Intervista a Marco Breschi


 

di Lara Drčič

 

 

Perché il censimento del 1857 è così importante?

Il censimento del 1857 si colloca al centro di un movimento in quegli anni, in quel periodo, che cresce e si dilata in tutta Europa per creare la nuova statistica moderna. Oggi siamo abituati a sentir parlare di censimenti, rilevazioni, sondaggi e quant’altro. Se uno vuole trovare una data, un punto di riferimento sono sicuremente gli anni a metà dell’Ottocento. In questi anni si colloca poi in modo anche strategico il censimento del 1857 che ha una rilevanza del tutto eccezionale perché data l’ampiezza dell’Impero era presente al censimento e rilevò all’epoca la più grossa popolazione presente in Europa.

 

Cos’è rimasto da un punto di vista storico demografico di questo censimento e quali sono gli spunti più interessanti di questa rilevazione?

 Gli spunti più interessanti vanno letti in relazione agli altri stati europei. Abbiamo i grandi censimenti dell’Inghilterra, della Francia, i primi censimenti della Spagna, e così via. Questo è un censimento che a mio parere ha una grande rilevanza perché copre un gruppo di popolazione, di nazione, anche se allora sotto il grande Impero, di grande matrice culturale diversa. E penso che sia emblematico il fatto che mentre in Francia e in Inghilterra i questionari e formulari erano fatti in un’unica lingua, qui per l’Impero asburgico si passa dal tedesco, allo sloveno, all’italiano, al friulano, cioè ad una pluralità di lingue che rende quasi moderno in questo senso il censimento del ‘57 in attesa di quello che tutti vogliamo vedere a breve, il primo grande censimento dell’Europa, che non sarà fatto in un’unica lingua ma di un insieme di lingue.

 

Il problema dei confini mobili ha condizionato questo censimento ?

No, condizionato no. Questo censimento va inserito nell’epoca in cui si formano, ci sono grandi nazioni, si creano i primi movimenti anche di risorgimento di affermazione di nuove identità, quindi è una realtà in esplosione, fluida dal lato sicuramente politico, individuale se poi vi aggiungiamo dal lato economico la grande rivoluzione industriale… C’è una fluidità incredibile, c’è una fluidità anche della popolazione. Se uno prende questi dati a livello del censimento del 1857 rimane impressionato dal fatto della mobilità delle popolazioni cecoslovacche che erano in Istria, quelle che dall’Istria vanno a Trieste, quelle che dall’Istria si spostano tra i confini dell’Impero e fuori, quelle che dall’Impero vanno fino alla Turchia. Cose del tutto eccezionali in un’epoca in cui teniamo presente non è come oggi che è facilissimo andare da un posto all’altro: si prende un aereo e in mezz’ora siamo per esempio… in Sardegna.

 

La demografia di oggi: si può dire che spesso i dati sono sfruttati e interpretati ?

La domanda è subdola, però si può risolvere facilmente dicendo che la buona demografia parla da sola, non è un inganno, non ha dubbi la buona demografia. Poi c’è la cattiva, di cui ne è stato fatto un uso ampissimo prima dell’ultima guerra e quella è meglio neppure menzionarla: non la chiamerei demografia ma piuttosto la chiamerei falsificazione della verità. Spesso si dice che i dati parlano da soli: certo quelli buoni, gli altri lasciamoli zitti e silenti.